La Zaffera. E’ da qui che nasce la tradizione, non solo di Montelupo, ma di tutti i centri di ceramica del Centro Italia. E’ con la Zaffera, con il suo blu intenso e corposo, che si trasforma lo smalto liscio degli orcioli, dei boccali e dei bacili in una superficie ondulata, sulla quale l’andamento del decoro, oltre che con gli occhi, può essere seguito anche con il tatto.
E, come sempre accade, è da questa innovazione tecnica che i vasai prendono le mosse, per innovare, nelle forme e nei colori, i propri manufatti, iniziando ad affiancare alla produzione della maiolica arcaica, in bruno e ramina, questa esplosione di blu, accompagnato a volte anche dal verde, sempre a rilievo.
Rinnovarsi: questa era la priorità dei vasai di Montelupo fin dai primi anni del ‘400, ed in effetti, nel giro di 100 anni, la produzione della maiolica cambiò completamente volto, passando dalle poche forme decorate con ramina e manganese dei primi anni del secolo XV, alla grande varietà di oggetti, decori e colori del primo quarto del secolo successivo.
La Zaffera, in questo cammino, ha rappresentato un punto di svolta, la prima tappa di un cambiamento continuo, e, forse per questo, quella più affascinante e piena di suggestioni.
La sfida è far rivivere il blu zaffera, o, meglio, il suo spirito.
Una sfida in cui non si pongono limiti alle idee di artisti ed artigiani, in cui si utilizzeranno tutti mezzi espressivi possibili, quelli che ognuno ritiene i più adatti o più vicini alla propria sensibilità.
Questo il senso di questa mostra, esplorare territori senza confini, partendo dal blu zaffera e tenendo presente che, quello che oggi è tradizione ormai consolidata, è stata, al suo tempo, grande innovazione.Alessio Ferrari, Conservatore del Museo Montelupo

Blu Zaffera è una mostra diffusa che  propone opere, installazioni e performance di Eugenio Taccini, Serena Tani, Veronica Fabozzo, Carlotta Fantozzi, Paola Staccioli, Paolo Staccioli, Giulia Cantarutti, Patrizio e Stefano Bartoloni, Beatriz Irene Scotti e Paola Ramondini, Shilha Cintelli, Sergio Pilastri.

Venerdì 1 Luglio 2022, ore 21.30
Giardino del Palazzo Podestarile, accesso da via Giro Le Mura
Conferenza, performance, dj set. Saranno presenti gli artisti
La ceramica di Montelupo interpreta le sfumature del blu.
a cura di Benedetta Falteri e Alessio Ferrari


C’è un terreno sconnesso in ogni tentativo, in ogni svolta.
La storia della ceramica di Montelupo è stata ricostruita attraverso un’attività intensa e appassionata di ricerca archeologica che ha restituito a questo territorio, e al mondo intero, il percorso straordinario di un centro di produzione di maioliche che, nei secoli, hanno colonizzato il mondo con la loro bellezza.
Una storia fatta di frammenti, dissepolta da un pozzo che ha fatto riemergere ceramiche bellissime, e bellissime storie. La profondità del pozzo dei lavatoi conteneva le prove di lavoro dei vasai, gli scarti di una lavorazione che si evolveva in stili e decori sempre più complessi. Ma anche l’energia, la delusione, la propensione al futuro, la sfida e l’entusiamo dei tentativi di passaggio da stili consolidati a nuovi riferimenti estetici e culturali. Un ponte per il Rinascimento, che ci capita spesso di interpretare come apice di nostalgia e di splendore, senza pensare alla vera tumultuosità culturale di quel passaggio storico. Ciò che abbiamo chiesto ai ceramisti contemporanei non è un omaggio alla storia: è, piuttosto, una riedizione di quella energia creativa, del significato, al nostro tempo, del passaggio dagli esordi alla ricerca (continua) della maturità.
E’ la scoperta (provvisoria) di un significato di interpretazione del cambiamento (del futuro), a volte oscuro come il blu Zaffera, che qui vediamo evolversi in opera, partecipazione, cura, memoria, spiritualità, appartenenza. Ognuno con il suo codice, gli artisti hanno accolto questo blu profondo, i profili degli elementi naturali che lo hanno ispirato, gli spessori dello smalto, nel loro universo personale e creativo, dando vita ad un percorso che è nato da solo, naturalmente, in sfumature di colore e di emozione. Lavori che non sono figli del loro tempo, esattamente come non lo era la Zaffera all’inizio del ‘400, e come dovrebbe essere l’arte. Sganciata dallo spazio riservato alla storia, libera espressione del sentire di ieri, oggi, domani. Benedetta Falteri, Direttore Fondazione Museo Montelupo

Lascia un commento